Fase 2, rilascio graduale sotto stretta osservazione

Gli indicatori previsti dagli esperti sono molto stringenti e si rischia di tornare alla fase 1

di Leonardo Giardi

A partire dalle indicazioni elaborate dal Comitato tecnico scientifico (Cts) impegnato nello studio delle strategie di contenimento dell’epidemia di Sars-Cov-2, il Governo ha stabilito le misure necessarie per intraprendere il graduale rilascio del lockdown instaurato a partire dall’11 marzo scorso su tutto il territorio nazionale.

La cosiddetta “Fase 2”, che sancisce la ripartenza delle attività produttive legate a manifattura, edilizia e al commercio a esse correlato, è di fatto una fase sperimentale, il cui progresso sarà strettamente monitorato per quattordici giorni al fine di valutarne l’impatto reale sull’andamento dei contagi, in linea con le stime e le raccomandazioni emerse dalla relazione tecnica redatta dal gruppo dei consulenti esperti.

L’importanza dell’indice R0

La ratio della “Fase 2” si basa sulla valutazione dei rischi della diffusione epidemica di Covid-19 in diversi scenari. L’elaborazione è stata effettuata dal Cts, tenendo conto principalmente dell’esposizione professionale e dei potenziali contatti tra le persone.

L’obiettivo da raggiungere in questa fase successiva al lockdown è mantenere ilnumero di riproduzione di base” R0, definito “indice di contagio”, al di sotto del valore soglia 1, secondo il quale un malato può contagiare mediamente una sola persona. Valori di R0 inferiori a 1 indicano che l’evoluzione dell’epidemia può essere gestita.

L’obiettivo da raggiungere in questa “Fase 2” è mantenere l’ R0, definito “indice di contagio”, al di sotto del valore soglia 1, secondo il quale un malato può contagiare mediamente una sola persona ©Laboratorio Design of Science – Dos, Unife

Il valore di R0 varia in funzione di tre determinanti principali: probabilità di trasmissione, durata dell’infettività e numero di contatti.

Considerato che in assenza di un vaccino e di terapie specifiche, i primi due fattori sono scarsamente modificabili, qualunque azione volta alla graduale riapertura delle attività deve tener conto fondamentalmente di tutti i potenziali contatti fisici, sia nei luoghi per il tempo libero sia in quelli professionali.

Chiudere le scuole per evitare il collasso del sistema sanitario

A partire dalla situazione attuale in cui il valore di R0 sembra attestarsi al di sotto dell’unità (0,5 – 0,7), le simulazioni indicano che un aumento anche modesto del tasso di riproduzione al di sopra di 1 produrrebbe una nuova ondata di contagi non sostenibile dal sistema sanitario e, in particolare, dalle terapie intensive.

A questo proposito, dalla relazione tecnica emerge in modo marcato che la simulazione della sola riapertura delle attività scolastiche (con gli altri settori chiusi) restituisce un valore di R0 pari a 1,33, valore che, come si legge testualmente nella relazione tecnica, “aumenterebbe in modo significativo il rischio di ottenere una nuova grande ondata epidemica con conseguenze potenzialmente molto critiche sulla tenuta del sistema sanitario nazionale”.

Poche le attività economiche compatibili con la Fase 2. Con tutto aperto il collasso sarà in giugno

Il modello matematico utilizzato dagli esperti per simulare l’andamento dei contagi considerando l’apertura dei settori professionali, la relativa esposizione alla malattia e l’eterogeneità dei contatti sociali per fasce di età nei diversi luoghi di aggregazione, ha restituito novantasei possibili scenari

Lo scenario relativo alla completa riapertura di tutti i settori professionali prevede il collasso del sistema sanitario già nel mese di giugno.

Fermo restando la chiusura delle attività scolastiche e che i contatti sociali in comunità non aumentino, la riapertura dei settori Ateco legati a manifattura, edilizia e al commercio a essi legato, risulta l’unico scenario compatibile alla “Fase 2”, perché caratterizzato da un impatto potenziale minimo sulla trasmissibilità dell’infezione.

Fasi di apertura progressive. Ma chi sbaglia torna indietro

Nonostante l’adozione del modello matematico, esistono delle variabili non misurabili di cui tener conto, come il comportamento delle persone in merito al distanziamento e l’efficacia delle disposizioni per limitare il contagio legate al trasporto pubblico.

Inoltre, esiste un’incertezza legata all’efficacia dell’utilizzo delle mascherine, a causa della limitata letteratura in merito. Tuttavia, l’utilizzo delle mascherine rimane ampiamente consigliato in tutti i luoghi pubblici confinati e a rischio di assembramento.

In base a queste considerazioni, il Comitato tecnico-scientifico ha sottolineato la necessità di un approccio fasi progressive, suggerendo un periodo di sperimentazione di quattordici giorni entro i quali monitorare il successo delle misure intraprese.

Come evidenziato su Nature medicine da un gruppo di scienziati dell’Università di Pavia e del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), questa fase di monitoraggio deve realizzarsi attraverso sistemi di sorveglianza attiva, quali il rafforzamento della tracciabilità dei contatti e l’utilizzo diffuso dei test diagnostici.

In caso di insuccesso, misurato in base allo sforamento dei parametri previsti, chi ha sbagliato torna indietro, al livello di chiusura precedente, come in un drammatico gioco dell’oca.

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