Fase 2, vietato sbagliare

Al gioco dell’oca della pandemia le regole sono stringenti.

di Leonardo Giardi

Mentre la relazione del Comitato tecnico-scientifico (Cts) ha sancito lo scenario principale con cui affrontare la Fase 2, l’allegato dieci integrato all’ultimo Decreto della presidenza del consiglio dei ministri sarà fondamentale per verificarne l’andamento.

La flow chart degli indicatori illustrata nell’allegato costituisce lo stretto sentiero dentro il quale dovranno muoversi tutte le Regioni d’Italia.

Nella Fase 2 la posta in gioco è alta: chi sbaglia non “salta il turno”, ma torna direttamente alla casella del “via” (©Laboratorio Design of Science – Dos, Unife)

La posta in gioco è alta: avanzare gradualmente da una casella alla successiva, oppure fallire e tornare direttamente al punto di partenza, come in un drammatico “gioco dell’oca”.

Regola uno: sistema sanitario non sovraccarico e calo dei contagi.

La metafora del gioco è d’aiuto per fissare due punti fondamentali: il primo è che, come in ogni gioco che si rispetti, i partecipanti devono soddisfare alcune condizioni.

Nel nostro caso, questo si traduce nel mantenere gli obiettivi che le Regioni hanno raggiunto per lasciare la Fase 1: l’indicatore R0 deve restare minore di 1, e il Sistema sanitario nazionale deve rimanere in grado di rispondere prontamente a un eventuale riaccendersi dell’epidemia.

Bisogna, insomma, continuare ad avere i mezzi per gestire tempestivamente i casi sospetti, le risorse per garantire la tracciatura dei contatti, isolamento e quarantena.

Regola due: raggiungere nuovi obiettivi

Stabilite le condizioni di partenza del gioco, è necessario fissarne l’obiettivo: passare da una casella (fase) all’altra fino a uscire completamente dal lockdown. Considerato che la durata complessiva di ogni fase consiste in circa trenta giorni di monitoraggio, l’obiettivo sarà subordinato al raggiungimento dei seguenti target:

  • calo mensile dei ricoveri in terapia intensiva;
  • calo mensile dei casi meno gravi e di quelli moderati, destinati rispettivamente ai reparti di bassa e media intensità di cura;
  • calo mensile dei casi destinati alla sorveglianza domiciliare.

L’indice Rt e l’insorgenza di nuovi focolai saranno fattori determinanti

In questo quadro, gli indicatori del rischio saranno la chiave per oltrepassare con successo la Fase 2, ma potrebbero anche rivelarsi determinanti per retrocedere alla Fase 1: chi sbaglia non “salta il turno”, ma torna direttamente alla casella del “via”.

Come funzionerà dunque il monitoraggio?

La valutazione del rischio epidemico, effettuata Regione per Regione, dovrà tenere conto dei seguenti indicatori:

  • dovranno diminuire i casi notificati alla Protezione civile nell’arco delle prime due settimane della Fase2 e quelli diagnosticati ogni settimana dal network sentinella Covid-net. Covid-net è un sistema di intelligenza artificiale specializzato nel ricercare tutte le immagini radiografiche dei pazienti condivise in rete e rilevare i segni della malattia a livello polmonare;
  • dovranno diminuire i nuovi casi notificati quotidianamente all’Istituto superiore di sanità.

Ma gli indicatori non sono finiti. Anzi, per vincere la partita occorre tener conto di altri ancor più stringenti, ovvero l’indice Rt e il numero di nuovi focolai a livello regionale/locale.

L’indice Rt rappresenta il numero medio di infezioni prodotte da un individuo alla data di inizio della Fase 2, e ovviamente varia da Regione a Regione. Ogni settimana, tale indice viene ricalcolato su base regionale per monitorarne l’andamento. Se dovesse aumentare, è segno che l’infezione ha ripreso a correre, e comunque non bisognerà superare il valore 1, altrimenti si torna indietro.

Particolarmente degno di nota anche l’indicatore “numero di nuovi focolai di trasmissione” tenuto conto che per “focolaio”, gli esperti del Cts intendono “2 o più casi epidemiologicamente collegati tra loro o aumento inatteso di casi in un tempo e luogo definito”.

In sintesi, se in pochi giorni si dovesse registrare un trend crescente relativo a uno o più fattori, quali l’aumento di nuovi casi, la comparsa di nuovi focolai o un valore di Rt superiore a 1 a livello regionale/locale, verranno valutate sia la possibilità di istituire zone rosse a livello sub-regionale, sia la capacità del sistema locale di gestire questa nuova emergenza.

Interventi rapidi e chirurgici

Ciò significa essere rapidi nell’individuare i nuovi casi e nel tracciarne velocemente i contatti, e allo stesso tempo essere “chirurgici” nel delimitare una “mini zona rossa”, ad esempio a livello di frazione o di amministrazione comunale, tale da garantire un cordone sanitario efficace.

Nel caso che il numero di contagi continui a salire, chi ha “sbagliato” torna direttamente al lockdown.

Insomma, una partita difficile, un “gioco dell’oca” sul filo del rasoio dove, oltre al numero di contagi, saranno determinanti la relativa dislocazione territoriale, i fattori di rischio e la capacità di risposta di ogni singolo territorio.