Dialogo di un Batterio e di un Virus

La fine degli uomini e l’indifferenza della Terra nell’Operetta morale di Leopardi.

di Michele Fabbri

Giacomo Leopardi immagina, nella celebre Operetta morale, che un Folletto e uno Gnomo si ritrovino un giorno sulla Terra improvvisamente priva di uomini.  Stupiti, capiscono, in un magistrale dialogo ironico e maieutico, che son tutti morti.

Ora sostituite, a vostro piacere, un batterio e un virus al Folletto e allo Gnomo. Entrambi vivono sulla Terra da molto prima degli uomini. E li hanno visti evolversi “quei monelli”, fino a che si sono auto estinti. E come han fatto?

“Parte guerreggiando tra loro, parte navigando, parte mangiandosi l’un l’altro, parte ammazzandosi non pochi di propria mano, parte infracidando nell’ozio, parte stillandosi il cervello sui libri, parte gozzovigliando, e disordinando in mille cose; in fine studiando tutte le vie di far contro la propria natura e di capitar male.”

(©Laboratorio Design of Science – Dos, Unife)

Del resto, dice uno degli antichi abitatori all’altro, non c’è nulla di strano in questo:

“… dovresti sapere che il caso non è nuovo, e che varie qualità di bestie si trovarono anticamente che oggi non si trovano, salvo pochi ossami impietriti. E certo che quelle povere creature non adoperarono niuno di tanti artifizi che, come io ti diceva, hanno usato gli uomini per andare in perdizione.”

I due, a loro volta in antica competizione, dapprima avocano a sé il senso dell’esistenza del mondo, ma nella lucida ironia leopardiana hanno imparato a coevolvere e ci lasciano con questo disincantato sguardo ormai privo di ogni antropocentrica illusoria supremazia.

“Ma ora che ei sono tutti spariti, la terra non sente che le manchi nulla, e i fiumi non sono stanchi di correre, e il mare, ancorché non abbia più da servire alla navigazione e al traffico, non si vede che si rasciughi.” E le stelle e i pianeti non mancano di nascere e di tramontare, e non hanno preso le gramaglie”

Qui il testo dell’Operetta morale